SIM3A
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sito ufficiale della Società Italiana di Microbiologia Agraria, Alimentare e Ambientale
I Soci della Sede
  1. Buzzini Pietro
  2. Cardinali Gianluigi
  3. Fatichenti Fabrizio
  4. Turchetti Benedetta
  5. Vaughan Ann
  • 075 585 6455
  • 075 585 6478 - 6484
  • 075 585 6458 - 6484
  • 075 585 6487
  • 075 585 6479
La Storia AGR/16 della sede (a cura di Alessandro Martini)
  • Anche se oggi vengono impartiti diversi corsi di Microbiologia presso l’Università di Perugia, sino a pochi decenni fà la biologia dei microrganismi (e tutte le loro applicazioni utili) era oggetto di studio ed insegnamento presso la sola Facoltà di Agraria. Infatti, è solamente alla fine degli anni ‘50 che la Microbiologia Medica, al tempo attivata come disciplina indipendente nella sola Facoltà di Veterinaria, si emancipa dalla Patologia Generale in quella di Medicina, mentre la Facoltà di Scienze affida al Prof. Tommaso Castelli, titolare della Microbiologia Agraria e Tecnica, la supplenza di Microbiologia Generale per il Corso di Scienze Biologiche.
    Appare quindi legittimo associare la nascita della Microbiologia a Perugia con la Facoltà di Agraria, ricordando con ammirazione la modernità e lungimiranza dei docenti dello Istituto Superiore Agrario Sperimentale che vollero attivare nel lontano 1907 l’insegnamento della Microbiologia Agraria e Tecnica, affidandone la Cattedra al prof. Gino de’ Rossi insieme con l’incarico di progettare ed organizzare il relativo laboratorio.
    Gino de’ Rossi era nato a Pisa il 17 febbraio 1774 e si era laureato nella stessa città in Medicina e Chirurgia nel 1897 con una tesi di laurea su L’industria della produzione del latte in Pisa sotto il punto di vista igienico (poi pubblicata sulla Rivista di Igiene e Sanità Pubblica nel 1897). Relatore era il prof. Alfonso Di Vestea (1854-1938), direttore dell’Istituto d’Igiene della Facoltà di Medicina, dove de' Rossi fu nominato assistente nel 1898 e aiuto nel 1901. Dopo aver conseguito la libera docenza in igiene e polizia medica nel 1803, gli fu affidato un corso di igiene rurale per gli studenti della Facoltà di Medicina e della Scuola Superiore Agraria. Nel 1808 vinse il concorso per professore ordinario di microbiologia agraria e tecnica bandito dall’allora Regio Istituto Superiore Agrario di Perugia ed in questa sede continuò la sua carriera sino al 1938, quando fu allontanato dall’insegnamento per motivi razziali. Dopo la guerra fu reintegrato in ruolo e quasi subito collocato a riposo.
    Ci si consenta a questo punto di aprire un inciso al fine di mettere nel dovuto risalto un aspetto della storia personale del Maestro di Gino de’ Rossi che collega direttamente la Microbiologia Agraria di Perugia a Louis Pasteur. Il filo ideale è rappresentato da Alfonso Di Vestea che nel 1886, usufruendo di una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione, si recò a Parigi presso il laboratorio del fondatore della Microbiologia moderna. Quello che di lì a breve sarebbe diventato l’Institut Pasteur de Paris era già meta di studiosi provenienti da tutte le parti del globo, che volevano apprendere i particolari delle tecniche di studio dei microrganismi patogeni. Questi “clerici vaganti” della microbiologia, in seguito conosciuti come “i pastoriani”, diffusero e trasmisero le loro conoscenze a colleghi e collaboratori, continuando la collaborazione con Pasteur; così come fece Di Vestea che per primo dimostrò nel 1887 che il virus della rabbia raggiunge il sistema nervoso centrale attraverso i nervi periferici. De’ Rossi raccolse più che degnamente il testimonio lasciatogli da cotanto Maestro, anche se i suoi interessi si spostarono quasi subito dall’ igiene medica alla microbiologia applicata all’agricoltura, con particolare attenzione ai batteri del ciclo dell’azoto nel terreno che rimasero il tema centrale delle sue ricerche e che gli valsero notorietà internazionale. Un altro filone rilevante, che poi affidò al suo assistente Tommaso Castelli, era quello dello studio della ecologia dei lieviti responsabili della fermentazione alcolica dei mosti, che isolò a partire dagli anni ‘20 da varie frutta zuccherine e da mosti d’uva di provenienza locale. Infine, ci corre l’obbligo di ricordare quella che fu forse la sua gloria più significativa: il Trattato di microbiologia agraria e tecnica del 1927, cui lavorò per 12 anni, che meritò per la sua completezza, concisione ed estesissima bibliografia, il Premio Internazionale De Parville bandito nel 1928 dalla Académie des Sciences de Paris. La presenza di un igienista di così valida ascendenza venne sfruttata nell’ambito di altre Facoltà dell’Ateneo perugino: ancor oggi si possono incontrare vecchi medici e farmacisti che hanno seguito le lezioni di Igiene presso la vecchia sede dell’Istituto e che ricordano con affetto la sua burbera intransigenza ed onestà intellettuale; ed anche la figura caratteristica del suo tecnico Angelella, da tutti conosciuto con il nome di “Sor Giovanni”, che non abbandonava mai il suo cappello a bombetta.
    Vale la pena di riportare il programma del corso annuale di “Batteriologia Agraria” così come veniva impartito nei primi decenni del secolo. Comprendeva cinque parti: i.) nozioni di microbiologia generale; ii.) nozioni di tecnica microbiologica; iii.) la fertilità del terreno coltivabile e i microrganismi; iv.) i microbi nelle industrie agricole; v.) cenni su alcuni microbi patogeni per l’uomo e gli animali di importanza per l’ambiente rurale. Nel corso delle esercitazioni (2 ore settimanali), ad un periodo iniziale di addestramento nelle tecniche microbiologiche e nell’esame microscopico, si aggiungeva lo studio pratico di argomenti come la decomposizione delle sostanze organiche nel terreno coltivato, la fissazione dell’azoto atmosferico, l’intervento dei microrganismi nella vinificazione, nella fabbricazione della birra e dell’aceto, e nelle altre industrie di prima trasformazione dei prodotti agricoli (latteria e caseificio).
    Uno dei meriti più rilevanti del de’Rossi è stata la cura maniacale dedicata alla informazione, tradotta in una biblioteca che possiede ancor oggi riviste scientifiche che risalgono alla fine dell’800 e che ancor oggi mantiene probabilmente più del 90% dei periodici di Microbiologia presenti nell’Ateneo.
    L’Istituto di Microbiologia Agraria e Tecnica è forse quello che ha cambiato di sede il maggior numero di volte nella Facoltà: originariamente sistemato in poche stanze non meglio identificate, fu trasferito nel 1919 negli ampi locali dove attualmente è situato il Laboratorio di Micologia e dove è rimasto sino al 1967, quando passò in uno dei nuovi edifici costruiti ai bordi del vecchio Campo Sperimentale. In anni recenti, il Laboratorio di Microbiologia è ritornato nella parte vecchia del Convento di S. Pietro, nei locali a suo tempo occupati dallo Istituto di Biologia generale prima e Zoologia dagli anni ‘70. De’ Rossi ha diretto l’Istituto fino all’Ottobre del 1938, lasciandolo nelle mani del Prof. Tommaso Castelli che era entrato con lui come Assistente nel 1930 e gli era rimasto vicino, anche durante la buia parentesi razziale. Il personale dell’IMAT nel 1950, quando fu celebrato il cinquantenario di fondazione della Facoltà era così costituito: Prof. Tommaso Castelli, Direttore; Dott. Augusto Capriotti, Assistente; Giovanni Angelelli, Tecnico; Aldo Testa, Inserviente. Assistente alla Cattedra di Industrie Agrarie, il cui insegnamento era tenuto da Castelli per supplenza, era in via di nomina il Dott. Corrado Cantarelli che occupava un laboratorio dell’Istituto con annesso uno studiolo microscopico. Sono questi gli anni di maggior crescita della istituzione, sia dal punto di vista numerico che da quello degli interessi scientifici ed applicativi. Sin dal 1930 Castelli aveva svolto ricerche sul processo casalingo di panificazione e sul tratttamento microbico delle sementa di leguminose, della cui diffusione in Italia era divenuto instancabile paladino negli anni a cavallo della guerra. Ma gli studi che gli stavano procurando notorietà erano quelli sulla diffusione degli agenti della fermentazione vinaria, iniziati nel 1933 in collaborazione con il suo Maestro de’ Rossi. Queste indagini sono state oggetto di numerose pubblicazioni e relazioni a congressi internazionali e sono state estese in seguito ad opera di moltissimi ricercatori stranieri a tutti i paesi vitivinicoli del bacino del Mediterraneo e di altri continenti.
    Le ricerche di ecologia dei lieviti hanno portato all’isolamento di migliaia di colture pure, prima dai mosti in fermentazione poi da molteplici substrati naturali, rendendo necessaria la creazione di un sistema organico di conservazione di almeno una parte dei lieviti isolati. E’ così che nasce la Collezione dei Lieviti Vinari IMAT, destinata ad accrescersi sino a raggiungere nel 1958 la consistenza di circa 1,800 ceppi conservati . La ricerca ecologica è continuata negli anni ‘50 e ‘60 ad opera di altri collaboratori come Augusto Capriotti che in breve tempo è divenuto un’autorità internazionale nella classificazione dei lieviti, trasferendosi nel 1963 alla Facoltà di Agraria di Sassari come Professore Straordinario. O come la Dott. Jone Rossi che diventerà Titolare di Microbiologia Lattiero-Casearia alla fine degli anni ‘60, per poi trasferirsi nel 1975 come Direttore allo Istituto di Microbiologia Lattiero-Casearia, appena costituito presso il Dipartimento di Scienze Alimentari. Tutti gli altri collaboratori, entrati come Assistenti dal 1963 al 1971 (Alessandro Martini, Gianfranco Rosini, Federico Federici), contribuirono in modo pesante alla crescita della Collezione IMAT che nel 1975 conservava più di 2.300 ceppi di lievito (oggi saliti a ca 4000). Il Prof. Tommaso Castelli ha diretto l’IMAT sino al 1975, quando gli è subentrato il Prof. Alessandro Martini, cui la Facoltà ha affidato anche l’insegnamento della Microbiologia Agraria e Tecnica. Negli anni a seguire sono stati approfonditi vari argomenti di ricerca: la microbiologia della fermentazione alcolica (G. Rosini); la produzione di composti commercialmente utili nei lieviti (F. Federici) e la tassonomia molecolare dei lieviti (A. Martini). In quegli stessi anni venne deciso di riorganizzare la vecchia Collezione IMAT, con lo scopo di trasformarla in una istituzione che offrisse servizi di conservazione, classificazione e distribuzione di colture certificate di lievito alla comunità scientifica nazionale. Oggi la Collezione ha assunto la denominazione di “Industrial Yeasts Collection DBVPG”, ha partecipato ad iniziative di ricerca comunitaria (MINE = Microbial Information Network Europe), è divenuta un polo di riferimento tassonomico di rilevanza internazionale, ed è tuttora l’unica collezione di servizio in Italia. In particolare, è abilitata anche a svolgere un servizio di deposito brevettuale di colture di lievito per conto della World Intellectual Property Organization dell’ONU . Negli anni ‘80 lo staff si è arricchito di varie unità (Lucia Costamagna, Assistente; Jolanda Rosi, Ricercatore; Ann Elizabeth Vaughan, Ricercatore) mentre il Prof. Federici Federico vinceva un posto di 1° fascia trasferendosi presso l’Università di Potenza ed il Prof. Gianfranco Rosini veniva chiamato come PO dalla Facoltà a ricoprire la Cattedra di Istituzioni di Microbiologia Agraria. Nel 1991 la Dott.ssa Rosi è stata chiamata a ricoprire una cattedra di 2° fascia presso l’Università di Potenza e poi a Firenze, mentre dal 1992 la Prof.ssa Vaughan è Titolare di 2° fascia della materia Microbiologia Enologica. Il Dott. Maurizio Ciani ed il Dott. Gianluigi Cardinali sono divenuti ricercatori rispettivamente nel 1990 e nel 1994. Dopo la scomparsa di Gianfranco Rosini nel 1993, la Sezione ha visto il ritorno di Fabrizio Fatichenti richiamato dalla Facoltà nel 1998, la partenza per l’Università di Ancona di Maurizio Ciani ed il passaggio alla prima fascia di Ann Elizabeth Vaughan. Nel 1982 il personale docente dell’Istituto di Microbiologia Agraria decise di confluire nel Dipartimento di Biologia Vegetale, constituendone la Sezione di Microbiologia Applicata, oggi divenuto Dipartimneto di Biologia vegetale e Biotecnologie agro-alimentaro ed ambientali.. Il personale docente della Sezione di Microbiologia Applicata è oggi il seguente: Prof. Pietro Buzzini, PA; Prof. Gianluigi Cardinali, PA; Prof. Alessandro Martini, PO, Prof: Fabrizio Fatichenti, PO Responsabile della Sezione; Prof.ssa Ann Elizabeth Vaughan, PO. Gli interessi attuali di ricerca e servizio per la comunità scientifica italiana vengono riassunti nei punti che seguono.
    [1.] Tassonomia dei lieviti
    La classificazione dei lieviti è in qualche modo l’argomento storico di Perugia, necessariamente collegato con l’esigenza di riferire sistematicamente le migliaia di ceppi isolati sia durante il quarantennale studio della biodiversità della fermentazione naturale dei mosti d’uva intrapreso da Castelli sia durante gli studi di ecologia di vari ambienti naturali condotti da Capriotti ed altri più recentemente. E proprio la tassonomia dei lieviti ha condizionato la scelta lontana di uno di noi (1968) di svolgere un periodo di addestramento presso il maggior esperto del momento, il Prof. Hermann Jan Phaff dell’Università di California a Davis, USA. Nei circa tre anni trascorsi in USA, Martini ha approfondito le sue conoscenze di tassonomia convenzionale ed ha partecipato allo sviluppo, alla messa a punto ed al controllo operativo delle tecniche di tassonomia molecolare, basate sulla comparazione delle macromolecole informazionali. La Prof.ssa Vaughan ha collaborato direttamente alle ricerche in questione sia a Davis sia dopo il suo trasferimento a Perugia nel 1972. La partecipazione a questi studi iniziali ha portato alla cooptazione in qualità di esperti nel gruppo ristretto di tassonomi dei lieviti che hanno collaborato alla preparazione della edizione del 1998 della monografia internazionale sulla tassonomia dei lieviti (titolo bibliografia). Vaughan e Martini si sono occupati dei Capitoli sui generi Saccharomyces e Schizosaccharomyces, e collaboreranno alla quinta edizione della monografia che è in preparazione.
    [2.] Ecologia dei lieviti vinari
    Cavallo di battaglia della scuola di Perugia ai tempi di Tomaso Castelli che ha introdotto il concetto e la pratica dei Lieviti Selezionati in Italia a cavallo degli anni 60 e indirettamente in molti paesi vitivinicoli, l’argomento è stato ripreso e portato a conseguenze inizialmente impensabili nel contesto dogmatico della provenienza della specie Saccharomyces cerevisiae dal suolo di vigneto di pasteuriana memoria. La scoperta della quasi totale assenza di questa specie dagli ambienti naturali e della sua strettissima associazione con gli ambienti della cantina ha portato alla rivisitazione del concetto di lievito selezionato per vinificazione, e soprattutto della partecipazione dei ceppi locali alla specifictà organolettica dei vini. Chi volesse approfondire può consultare il sito web http://www.agr.unipg.it/enologia .
    [3.] Industrial Yeasts Collection DBVPG
    Altro cavallo di battaglia di Tomaso Castelli, la originale Collezione dei Lieviti Vinari IMAT che è stata col tempo trasformata in una collezione di servizio riconosciuta a livello internazionale. Curata attualmente dalla Prof.ssa Vaughan, conserva circa 4000 colture, distribuisce e conserva ceppi per conto terzi, svolge servizi di classificazione convenzionale e molecolare, organizza corsi sulle tecniche di ecologia dei lieviti e sul loro riferimento sistematico. Rappresenta inoltre l’unica istituzione italiana abilitata alla conservazione brevettuale dei ceppi di lieviti e lievito-simili.